25 aprile 1945: così fu data la notizia

L’Emeroteca dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea è una vera miniera di documenti di enorme rilievo storico. Vi sono conservati e sono sempre disponibili in visione circa 2.500 periodici, in carta e microfilmati, collezioni di quotidiani locali e nazionali editi tra la fine del XIX secolo e gli anni Ottanta del Novecento; pubblicazioni e riviste di movimenti politici, associazioni sindacali e culturali, con particolare attenzione agli anni del Ventennio fascista; un’ampia raccolta di stampa antifascista clandestina e dell’emigrazione politica.

Per avere un assaggio di questo patrimonio abbiamo scelto di dare un’occhiata ad alcune testate cartacee dei giorni della Liberazione, fogli che sono apparsi il 25 aprile 1945 e dintorni. È emozionante, oggi che siamo immersi in un universo digitale e che ci siamo abituati a leggere le notizie sul telefonino, sfogliare i grandi faldoni che contengono le varie edizioni di un foglio solo (la carta scarseggiava), ingrigite dal tempo, i bordi smangiucchiati o rattoppati alla buona, le colonne (otto o nove  per pagina) fitte di caratteri di stampa, articoli lunghissimi e per lo più non firmati (usava così). Eppure trasmettono ancora una vibrazione emotiva e una passione politica oggi inconsuete.

Cominciamo con «La Nazione del Popolo», organo ufficiale del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, il quotidiano che vide la luce l’11 agosto 1944 in una Firenze appena liberata dalle truppe tedesche. Dopo l’uscita fortunosa di due soli numeri la testata fu sospesa per ordine delle autorità militari alleate e riprese ad uscire il 30 agosto successivo (sede in via Ricasoli) sotto la direzione collegiale di Alberto Albertoni, Vittore Branca, Carlo Levi, Bruno Sanguinetti e Vittorio Santoli, rappresentanti dei cinque partiti che costituivano il Comitato (PSIUP, DC, PdA, PCI e PLI). Il numero del 25 aprile  ha un titolo “forte” a centro pagina: “Il fronte nemico in Italia travolto. Gli americani avanzano in forze oltre il Po – Grandi masse di tedeschi fatte prigioniere – La Spezia, Modena, Ferrara e altre località liberate”. Il giorno successivo Manlio Cancogni, ai suoi esordi giornalistici, firma un lunghissimo editoriale intitolato “Trieste”, ma il titolo forte è quello di spalla: “Lo sfacelo nazifascista nel Nord – I patrioti sono insorti a Genova e nelle regioni dell’Alto milanese – Numerose città in possesso dei “volontari” – Truppe alleate dilagano nella pianura lombardo-veneta – Avanguardie giunte presso Mantova – Anche Padova, Verona, Vicenza stanno per essere investite”. Il 27 aprile il giornale “esplode” il titolo a tutta pagina: “I patrioti si affermano vittoriosi nell’Italia del Nord – Il fuggiasco Mussolini sarebbe stato catturato a Pallanza”. Nel resto della pagina le notizie nel dettaglio, un titolo sull’attacco russo a Berlino, mentre l’editoriale inneggia: “Giornate di vittoria”. Il 30 aprile finalmente l’ultimo atto: “Fine di Mussolini, la giustizia degli uomini liberi”.

Il 24 aprile «l’Unità», organo del Partito Comunista Italiano (sede in via IV Novembre a Roma), esulta da parte sua: “L’Esercito Rosso nel cuore di Berlino”, e nella manchette a destra della testata prosegue: “Gli eroi che due anni orsono non ammainarono la bandiera sovietica sulle macerie di Stalingrado la innalzeranno oggi vittoriosa sulle rovine di Berlino”. Tutta la parte alta della pagina è dedicata all’epopea sovietica, mentre a centro pagina si annuncia: “ Gli Alleati raggiungono il Po”. Ma il giorno successivo, mercoledì 25 aprile, le priorità si invertono. Il giornale apre così: “Il Po varcato dalla V Armata. Modena, Ferrara e La Spezia liberate – Una insurrezione popolare precede l’entrata degli alleati a Ferrara – Partigiani e soldati italiani conquistano Codigoro”. Il 26 titolo a tutta pagina: “L’insurrezione nazionale divampa vittoriosa nel Nord”, mentre l’editoriale invoca: “Rinascita”. Il 27 aprile, giorno in cui viene annunciata la liberazione di Milano e Torino, l’Unità compie una scelta toccante: in basso pagina pubblica la fotografia di Antonio Gramsci, morto proprio il 27 aprile del 1937. È Velio Spano, dirigente comunista di origine sarda, esiliato, combattente di Spagna e in Tunisia, a firmare il commosso ricordo del fondatore del Partito Comunista d’Italia intitolato “Gramsci è ancora con noi”, mentre una nota in fondo informa i militanti che nel pomeriggio di quello stesso giorno Palmiro Togliatti avrebbe parlato in ricordo di Gramsci accanto alla sua tomba, al “Cimitero dei protestanti in Porta San Paolo”.

Il 26 aprile «l’Avanti!», quotidiano del Partito Socialista di unità proletaria (sede in via Solferino a Milano) annuncia a caratteri cubitali che “Milano è insorta”. Nel sommario dettaglia: “Il Comitato di Liberazione assume i poteri – Mussolini e Graziani in fuga – Prefettura, Questura, Comune, Radio e Giornali occupati – Residue resistenze fasciste in via di eliminazione – La lotta continua”. “Eccolo, il vento del nord di cui parlava il compagno Nenni”,  rivendica l’editoriale del giorno successivo. Compaiono in prima pagina alcune prime foto degli eventi milanesi: “Bandiere rosse al vento. Il popolo ha riscattato con il suo sangue l’onta della dittatura fascista”. Il 29 aprile non ci sono che due parole nel titolone: “Mussolini giustiziato”. “Giustizia è fatta”, è il lapidario commento.

I toni cambiano radicalmente quando apriamo il faldone del «Corriere della Sera». È più che naturale, dato che durante il regime della Repubblica Sociale e fino al 25 aprile del 1945 compreso la testata rimase nelle fascistissime mani di Ermanno Amicucci, seguace di Mussolini fin dalla prima ora e firmatario del Manifesto della razza. Fu condannato a morte per collaborazionismo, amnistiato e alla fine riparò in Argentina. Il 25 aprile 1945, ultima edizione della sua direzione, Amicucci dedica l’apertura alla battaglia di Berlino: “La difesa di Berlino comandata dal Führer. Duecento divisioni sovietiche urtano contro l’indomabile volontà di un popolo”. Nell’articolo che riporta di un messaggio di Hitler a Mussolini si inneggia “all’impareggiabile eroismo della nazione germanica”, mentre di spalla ci si dilunga sugli “Sviluppi della battaglia di movimento nel bacino dell’alto Danubio”. Del resto anche nei giorni precedenti il tono era quello: “Le giornate epiche di Berlino” è l’apertura del giornale del 24 aprile, affiancato da un proclama di Goebbels, mentre le vicende italiane sono ridotte a una corrispondenza da una delle valli della Carnia, in Friuli, con accesi toni antislavi. Bisogna tornare al 23 aprile per trovare, di spalla, un pezzo dedicato al fronte interno: “Partita aperta per la pianura padana. Furiosa lotta di mezzi lungo tutto il fronte. Sempre nuove forze gettate nella mischia dagli “alleati” – Lo schieramento difensivo resiste validamente alla poderosa pressione nemica”.

Un mese dopo la sospensione imposta dal Comitato di Liberazione Nazionale (27 aprile – 21 maggio 1945), il quotidiano torna in edicola con la testata «Corriere d’Informazione». Il 22 maggio il nuovo direttore Mario Borsa, giornalista di lungo corso, antifascista, azionista, firma il primo editoriale che occupa quasi l’intera pagina. È intitolato “Sincerità” e richiama le colpe  di Mussolini ma anche la responsabilità collettiva, benché – precisa – non di tutti gli italiani, nell’averlo accettato e sostenuto.

Ci sono altri, interessanti “gioielli” editoriali nel patrimonio dell’Istituto. Interessanti le pagine del «Corriere del Mattino». Quotidiano dell’Italia Centrale, stampato in via Ricasoli 8, stesso indirizzo della Nazione del Popolo. Molto bella la sequenza delle pagine mandate in stampa, in quello spezzone di aprile, da «Risorgimento Liberale», organo del Partito Liberale Italiano, che segue passo passo gli eventi a Berlino e in Italia e alla fine, il 27 aprile, esulta: “L’Italia è viva”, “L’Italia ritrova nell’insurrezione la sua libertà”. Sulla cronaca dell’esecuzione di Mussolini annota: “La morte del dittatore. Pallido e tremante davanti ai fucili dei patrioti”.

Per chi volesse saperne di più consigliamo vivamente una visita all’emeroteca. Il sito internet dell’Istituto consente inoltre una conoscenza approfondita di tutto il patrimonio della Biblioteca e l’accesso alla banca dati “Stampa clandestina 1943-45”, dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri. È anche possibile consultare il volume “Giornali e riviste a Firenze 1943-1946”, Edizioni Polistampa 2010 a cura di Franco Contorbia, che costituì il catalogo dell’omonima mostra allestita quell’anno alla Biblioteca Nazionale Centrale.

 

Susanna Cressati

Altri approfondimenti

“Sui loro passi”: guida a tre voci della Resistenza fiorentina

Fossoli e San Sabba: un viaggio che “cambia la testa”

1945: news del Primo Maggio libero

Quei giorni senza libertà dipinti sul Vassoio di Ventotene