Se lo Spirito soffia sui ribelli

Non è un caso se questo denso e problematico volume di Giorgio Vecchio (“Il soffio dello Spirito. Cattolici nelle Resistenze europee”, Viella, 2022) è stato usato, a Firenze, per la rinascita, in Toscana, di quella associazione fondata nel 1947 da Enrico Mattei per non perdere il ricordo di una componente in ciò che chiamiamo Resistenza: il cosiddetto, variegato, “mondo cattolico”.

Vecchio analizza paesi europei a maggiore radice cattolica: Francia e Belgio, Paesi Bassi e Germania/Austria, Cecoslovacchia e Polonia. E l’Italia con quattro degli otto capitoli (intrigante quello sulle donne cattoliche resistenti: “ragazze, madri, suore”). Racconta vicende, analizza problematiche, fa emergere personaggi (chi scrive è molto affezionato al contadino austriaco Franz Jagerstatter).

Una guerra, la seconda mondiale – scrive l’autore – che “scompigliò da cima a fondo anche la Chiesa di Roma e mise in discussioni abitudini radicate da secoli”.

Quella presenza che i credenti chiamano “Spirito”, soffiò non poco in Europa durante le Resistenze. E aiutò, sulle montagne, nei campi di sterminio e ovunque, mutamenti importanti. Ad esempio nel rapporto tra autorità ecclesiastiche e fedeli, nel nuovo ruolo delle donne, nell’accettazione della democrazia. E aiutò, non poco, anche su interrogativi etici: i confini dell’obbedienza, l’uso delle armi, il diritto alla resistenza, l’obiezione di coscienza.

Non è un caso che Vecchio segni nel Concilio Vaticano II un punto di approdo di quel cammino ecclesiale verso il rinnovamento che al tempo della Resistenza, contro l’oscenità di chi aveva tentato di arruolare dio, trovò tanti protagonisti. Capaci di fare una “cosa cristiana”: andare contro, resistere, ribellarsi.

 

Mauro Banchini

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