Nel Mugello tra i ricordi di Bianca Bianchi la Madre Costituente che difese la scuola e i più fragili

L’infanzia tra Vicchio e Rufina, l’esilio in Bulgaria, la staffetta partigiana, fino al travolgente successo alle elezioni per l’Assemblea Costituente

 

Bianca Bianchi è una delle ventuno Madri Costituenti della Repubblica Italiana. L’Italia democratica di oggi la dobbiamo anche a lei. Alle elezioni del 2 giugno del 1946, per la prima volta le donne potevano votare e anche essere elette. Bianca aveva 32 anni, era socialista e ottenne un successo personale travolgente: il doppio delle preferenze del capolista Sandro Pertini. Carattere, dialettica, anche gioventù e bellezza: furono la chiave della sua campagna elettorale. Bianchi ha poi avuto una lunga carriera politica. Molti tra storiche e storici ne hanno scritto. Lei stessa è stata una scrittrice prolifica, e il suo libro autobiografico «La storia è memoria» è una miniera di informazioni, ideali, anche fragilità personali. Bianchi però non ha forse avuto la stessa popolarità di altre colleghe: basta pensare a Lina Merlin, l’altra socialista Madre Costituente, il cui nome è rimasto legato alla legge per abolire le case chiuse e contrastare la prostituzione; al contrario, oggi in pochi ricordano la lunga battaglia avviata da Banca Bianchi per togliere la sigla NN (nomen nescio) dai documenti e dalle pagelle dei figli illegittimi: era una discriminazione giuridica che ne marchiava irrimediabilmente il futuro. Le sue proposte di legge su questo tema incontrarono molti ostacoli, anche all’interno del suo stesso partito.

«Aveva la politica nel sangue, era un carattere forte. Era determinata, bella, bionda, insomma era difficile non notarla. Mi ha raccontato che ai comizi durante la campagna elettorale per l’Assemblea Costituente, spesso parlava a braccio: diceva che era liberatorio, dopo i tanti anni di censura, e molti le volevano stringere la mano» racconta Patrizia Bini, che descrive Bianca come un’amica di famiglia e con la quale ha avuto una lunga frequentazione fino alla scomparsa di lei avvenuta il 9 luglio del 2000, a 86 anni. Patrizia conserva tutti i libri scritti da Bianca, molti li ha ricevuti in dono proprio dall’amica. «Fin da piccola i suoi grandi sostenitori erano il padre Adolfo, fabbro, di Vicchio  ma soprattutto il nonno materno Angiolo Cafaggi, vinattiere, di Rufina. Quando il padre morì, lei  aveva 7 anni. Lasciò Vicchio per trasferirsi a Rufina con la madre, che faceva la magliaia e immaginava per le due figlie lo stesso futuro. La sorella divenne magliaia. Bianca invece riuscì a studiare, grazie all’intercessione di don Angelo Fabbri. Fu il nonno – socialista, antifascista – a portarla con sé a Firenze e a sostenerla negli studi. Bianca superò l’esame magistrale all’Istituto Capponi con il massimo dei voti. Nel corso degli anni Bianca mi ha spesso confidato che era una ferita per lei non essersi sentirsi sostenuta dalla madre nella sua lunga militanza politica. ‘Sono cose da uomini’, le diceva la mamma. E Bianca ne ha sempre sofferto» ricorda Patrizia.

Bianca Bianchi ha lasciato molte tracce di sé nel Mugello e a Rufina. In molti l’hanno conosciuta e la ricordano come insegnante e partigiana. Ad esempio, chi ripercorre i sentieri della Resistenza sul Monte Giovi, salendo da Barbiana o da Acone, incontra anche lei. A poca distanza dalla Piramide, il monumento in pietra voluto dal CLN, è ben visibile un cartello che testimonia la storia di Bianca Bianchi, e che invita a entrare nel bosco e a percorrere un sentiero dedicato a lei. É un piccolo tratto di 800 metri, che fa parte dell’anello del Parco Culturale Monte Giovi in memoria di vari partigiani. Il sentiero, un po’ mangiato dai rovi, sale nella faggeta verso il crinale del monte, e poi scende fino alla chiesetta di San Giusto e finisce al Memoriale dei Caduti. «Anche lei, come altri, era stata sfollata a Monte Giovi – racconta Patrizia Bini – Non ha mai dimenticato  le atrocità a cui ha assistito. Il ricordo più terribile: un soldato tedesco che strappa un bimbo dalle braccia della madre e lo uccide sotto i suoi occhi; e la pazzia della madre, dopo…». Patrizia è la custode di tanti ricordi di Bianca Bianchi: «É stata  una staffetta partigiana. Molti hanno scritto di quella volta che doveva trasportare un carretto pieno di fucili nascosti sotto della frutta e verdura, attraversando piazza della Signoria a Firenze, piena di soldati tedeschi. Pochi però sanno, come lei stessa mi ha confidato, che le tremavano le gambe dalla paura perché sapeva che rischiava di essere fucilata lì, all’istante». L’insegnamento e la politica sono stati i due pilastri della vita di Bianchi, tra loro inscindibili. «Era una professoressa anche nell’anima. Dopo il diploma è salita in cattedra, ma è stata costretta a esiliare a Sofia, in Bulgaria, per aver parlato della storia ebraica in classe. Rientrata in Italia, ha continuato a sostenere l’insegnamento. A Montecitorio, la scuola e il sociale sono stati i suoi campi di battaglia» continua Patrizia. Priorità della scuola pubblica rispetto al «diplomificio» della scuola privata; abolizione della sovvenzione statale alla scuola privata; tutela giuridica dei figli nati fuori dal matrimonio; pensioni ai ciechi civili: sono le principali battaglie di Bianca Bianchi nei vari mandati in Parlamento. E anche fuori dall’aula, come quando dette vita alla Scuola d’Europa a Montesenario, che voleva essere un modello di nuove esperienze educative. «Le sue discussioni, anche tra di noi, erano sempre incentrate sulla giustizia sociale, la libertà, la scuola, le pensioni: penso spesso a quanto i suoi temi siano ancora attuali – aggiunge Patrizia – Come quella volta, in occasione di un 8 Marzo, quando a Firenze l’allora sindaco Primicerio la chiamò a parlare, e lei disse questa frase bellissima: ‘L’intelligenza non è né maschile né femminile’».

Dal 1970 al 1975 Bianca Bianchi è vice sindaca di Firenze e assessora nella giunta di Luciano Bausi. Negli ultimi anni della sua vita è voluta tornare a Vicchio, suo paese natale.

 

Manuela Zadro

Altri approfondimenti

“Il sangue degli angeli”: presentazione del volume.

Commemorazione dei caduti di Pian d’Albero

“Resistenze, femminile plurale” a Grosseto

Presentazione de “La Resistenza in Toscana. I verbali del CTLN”