Radio Co.Ra, l’antenna della libertà

Torna in edizione anastatica il libro di Lucia Tumiati Barbieri sulla figura dell’avvocato Enrico Bocci, responsabile dell’emittente clandestina del Partito d’Azione. Gilda Larocca, che portava nella valigia il cuore battente della Resistenza

 

Come si usa dire, dal punto di vista storico la conclusione è nota: la sera del 7 giugno 1944 nazisti e fascisti fecero irruzione in un appartamento al terzo piano del numero civico 12 di Piazza D’Azeglio, a Firenze. Sorpresero al lavoro alcuni dei componenti di Radio Co.Ra (Commissione Radio), l’emittente clandestina del Partito d’Azione che da alcuni mesi raccoglieva notizie circa la dislocazione, la composizione e i movimenti delle truppe tedesche da Firenze e provincia fino agli Appennini, trasmettendole al Comando Alleato oltre le linee, a Sud, e a Ferruccio Parri, responsabile del Corpo Volontari della Libertà (CVL) insediato a Milano. Durante l’irruzione Luigi Morandi, giovanissimo studente di fisica che stava effettuando una trasmissione, fu ucciso al primo cenno di reazione. Gli altri presenti, Enrico Bocci, Italo Piccagli, Guido Focacci, Gilda Larocca, Carlo Campolmi, furono immediatamente arrestati, Italo Piccagli, che si era da poco allontanato, si consegnò nella speranza di scagionare i compagni. Furono tutti portati a Palazzo Saccardi in via Bolognese 67, la famigerata “Villa Triste”, sede di due reparti impegnati a raccogliere con ogni mezzo, torture incluse, informazioni sui resistenti: la “Banda Carità” (il cui nome ufficiale era Reparto Servizi Speciali, o R.S.S.) diretto dal maggiore Mario Carità, e l’SD di Firenze comandato dal capitano SS Otto Alberti. Seguirono lunghi giorni di interrogatori e torture.

Alla fine alcuni di loro, con altri  compagni di prigionia, furono fucilati dai tedeschi a Cercina, alle falde del Monte Morello, il 12 giugno 1944, altri vennero deportati in campi di concentramento, da dove qualcuno riuscì a ritornare a fine guerra. L’unico di cui non si ebbero più notizie fu Enrico Bocci. Ed è così tuttora, nonostante i tanti tentativi di ricostruire quanto accadde in quei giorni a Villa Triste ostacolati anche da un grave occultamento. Infatti alcuni fascicoli riguardanti l’avvocato Bocci furono rinvenuti nel 1994 nel  famoso “armadio della vergogna” fortunosamente ritrovato nella sede della Procura Generale Militare a Roma, durante le indagini sul caso Priebke.

Ottant’anni dopo questi tragici fatti, per i quali nessuno ha mai scontato una condanna, la Federazione regionale toscana delle associazioni antifasciste e della Resistenza, con il sostegno del Consiglio regionale della Toscana, ha realizzato la ristampa anastatica del libro che Lucia Tumiati Barbieri dedicò a “Enrico Bocci. Una vita per la libertà. Testimonianze”, (G.Barbéra Editore, Firenze 1969). Il volume contiene anche contributi di Daniel Vogelmann, Mariella  Zoppi, Enio Sardelli “Fuoco”, Paolo Bocci, Roberto Nistri e Carlo Carli, già pubblicati in una ristampa precedente, voluta nel 2006 dall’ANPI Oltrarno.

Da queste pagine, la cui ristampa assume una forte valenza di attualità etica e politica, emerge con una luce tutta particolare la figura dell’avvocato Bocci, che di Radio Co.Ra fu protagonista assoluto. Enrico Bocci (nato nel 1896) fu combattente decorato nella prima guerra mondiale, poi avvocato tra i più stimati nella sua città, insegnante di diritto amatissimo al “Duca d’Aosta” e sempre impegnato instancabilmente in politica (nonostante una salute malferma) con ispirazione liberal-socialista, antifascista della prima ora, tra i fondatori di “Italia Libera”, del Circolo di Cultura, del giornale “Non mollare”, della rete di “Giustizia e Libertà”, del Partito d’Azione. Una biografia che appare di intensità straordinaria prima ancora di conoscerne i tragici esiti finali.

Unanime, tra i testimoni, la stima per un uomo tanto saggio, equilibrato, sorridente, mite (scelse “Placido” come nome di battaglia!) quanto determinato e animato, come di lui disse Piero Calamandrei, da una “inflessibile severità di coscienza”. Portò entrambi questi tratti del suo temperamento fino ai momenti estremi a cui fu costretto. Infatti Giuseppe Cusmano, un giovane prigioniero di Villa Triste, ha riportato in una sua testimonianza le parole che gli rivolse l’avvocato nella cella che condivisero per qualche ora nella notte tra il 17 e il 18 giugno del 1944. Parole pronunciate con fatica, perché l’avvocato, sofferente di cuore e lungamente torturato tanto da avere la camicia impregnata si sangue, era stato trascinato nella cantina seduto su una sedia. In quello stato parlò a lungo degli ideali di libertà che certamente avrebbero vinto sull’aberrazione fascista, della  futura nuova società fondata sul rispetto della personalità umana e sull’eguaglianza, sulla fine dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Parole che ora è facile ascrivere alla retorica. Ma bisogna tenere conto, per misurarne il valore, del momento e della condizione in cui furono pronunciate.  Roberto Ragazzini, presidente della Federazione delle associazioni antifasciste e promotore della ristampa del libro ne è certo: “Bocci e tanti come lui – dice – non cercavano certo di apparire. Era gente pacifica e nello stesso tempo determinata, che lottava per la libertà senza nutrire odio, rancore o sentimenti di vendetta”.

Ragazzini sta seguendo anche un altro, difficile progetto per cercare di ritrovare tracce della sepoltura di Enrico Bocci. Dopo una serie di studi Federico Maistrello, ricercatore per l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea della Marca trevigiana (ISTRESCO) ha pubblicato con il sostegno della Federazione toscana e del Consiglio Regionale della Toscana un breve saggio che riporta alcune testimonianze, per lo più indirette, che potrebbero far supporre (il condizionale è d’obbligo) che l’avvocato, ormai ridotto agli estremi, venne sepolto proprio nelle cantine di Villa Triste.

Noi intanto scorriamo i nomi degli eroi di Radio Co.Ra e subito accanto a quello di Enrico Bocci ne notiamo un altro, quello di Gilda Larocca. “Gildissima”, come l’ha ricordata di recente la nipote Cristina Tozzi: “La zia Gilda era una donna vivace, sensibile, affettuosa, umoristica e autoironica. Era una persona di grande forza d’animo, antiretorica e soprattutto schiva alla notorietà e feroce nei confronti dei corrotti e degli opportunisti”.

Segretaria di Bocci per il suo lavoro di avvocato Gilda Larocca, nata nel 1910, aveva conosciuto precocemente le difficoltà insite nel crescere in una famiglia con otto figli e tra i metodi e i soprusi del regime fascista. “Era combattiva fin da bambina – ricorda la nipote Cristina – non sopportava le ingiustizie”. Certo non fu per caso come sconsideratamente è stato scritto (proprio su un giornale per cui lavorò) che si ingaggiò in Radio Co.Ra, dopo che aveva fatto capire al suo datore di lavoro, l’avvocato, come la pensava sui fascisti e dopo che Bocci le aveva prospettato chiaramente le possibili estreme conseguenze della sua decisione. “Lei si buttò alla grande – racconta Cristina Tozzi – era nel suo carattere e nelle sue convinzioni”. Per mesi lavorò alla radio e non solo portando in giro per la città l’apparecchio clandestino in una grossa borsa di tela. Dopo l’arresto, le torture a Villa Triste e dopo essersi salvata fortunosamente dalla deportazione continuò la lotta fino alla fine della guerra e per tutta la vita testimoniò il suo antifascismo, raccontando la sua esperienza ai giovani e in un libro del 1985, “La Radio Co.Ra di piazza D’Azeglio e le altre due stazioni radio”. La sua figura fa riflettere sul ruolo centrale e modernissimo che ebbero le donne nella lotta resistenziale. Molte di esse, come Gilda, si dedicarono infatti alle comunicazioni, a tessere reti e relazioni, a gestire collegamenti, a ricercare informazioni, a costruire quel tessuto di conoscenze e di scambio senza il quale qualsiasi azione diretta e armata rischia di fallire. Qualche altro esempio in tema “radio”, di natura diversa ma significativa: nel 1944 a Radio Cairo (che Radio Co.Ra contattò) c’era la scrittrice Fausta Cialente. a Radio Bari c’era la scrittrice Alba De Cespedes.

A Firenze, a Radio Co.Ra, in prima linea, c’era Gilda Larocca.

Enrico Bocci. Una vita per la libertà. Testimonianze, a cura di Lucia Tumiati Barbieri, Firenze, Barbera, 1969 – Ristampa anastatica 2025

 

Susanna Cressati

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